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“Not a Project but a Promise”: nuovi modelli di relazioni tra comunità secondo Margherita Moscardini

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“Not a Project but a Promise”: nuovi modelli di relazioni tra comunità secondo Margherita Moscardini

Tel Aviv - “Not a Project but a Promise”. È il titolo della mostra di Margherita Moscardini curata da Nicola Trezzi che verrà inaugurata oggi presso il CCA Tel Aviv-Yafo e organizzata in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Israele, l’Istituto italiano di cultura di Tel Aviv e Outset Contemporary Art Fund. L’artista italiana si interessa di luoghi e siti liminali, sia in senso naturale, che culturale e legale. Usando il linguaggio dell’astrazione attraverso i media della scultura, del disegno, del testo scritto e altro, le opere di Moscardini, pur essendo ancorate nella società e nella geografia, rimangono aperte e speculative. “Not a Project, But a Promise”, visitabile fino al 31 agosto, rappresenta il più recente capitolo di una ricerca a lungo termine su siti che esemplificano il concetto di “res communes omnium”, cioè siti che esistono per il beneficio e sotto la tutela di tutti sebbene non siano posseduti da nessuno. L’artista esamina come lo status unico di questi siti sia mantenuto e utilizzato in periodi di cambiamenti socio-politici. In capitoli precedenti si era occupata delle fortificazioni costruite lungo il Muro Atlantico dai Nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, dai Pirenei fino alla Norvegia, ma anche degli spazi pubblici usati durante le proteste nel Parco Gezi di Istanbul e dei cortili e delle abitazioni temporanee costruite dai profughi siriani a Za’atari, in Giordania. Questo corpo di opere, creato appositamente per il CCA Tel Aviv-Yafo, include una serie di silhouette fatte di stoffa che si rifanno alle mappe di dodici luoghi sacri a Gerusalemme, Betlemme e Hebron e che sono governati da ciò che è noto come lo Status Quo. Questo termine si riferisce a una serie di principi radicati nelle leggi ottomane in Palestina, e in seguito incorporate nel diritto internazionale con lo scopo di regolare e proteggere luoghi di culto considerati sacri da diverse religioni e dove diverse comunità praticano la loro fede. In particolare, la risoluzione UN che ipotizzava una forma di internazionalizzazione – detta funzionale – dei soli luoghi santi anziché dell’intera città di Gerusalemme, prevedeva per questi una forma di governo speciale sovranazionale. Questa prospettiva è al centro di “Not a Project, but a Promise” dove Moscardini si chiede se il sistema di condivisione del tempo e dello spazio che regola questi siti, può suggerire altri modi di abitare oltre l’appartenenza territoriale, suggerendo un nuovo modello di relazione tra comunità. (9colonne)


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